Quando si compone e ci si aggrega per una benedetta creazione tutto deve intrecciarsi in un ricamo preciso. Non è facile parlare del numeroso organico che ha unito Carlo Barbagallo, che con le sue abilità di artista, fonico, produttore e compositore ha dato vita a un album che avrebbe visto la complicità di moltissimi musicisti. Dico che non è facile parlare di un gruppo di persone che cuciono insieme un lavoro perché questo ricamo, intitolato “9”, è una costellazione di moti e temi che il nostro protagonista con minuzia da tessitore ha centellinato, cucito, aggregato. L’arte non deve avere sempre una sua precisione calcolata, lo devono essere per lo più le idee, i presupposti e i temi fondanti. Per cui è naturale e doveroso che la trama di un ricamo possa inondarsi di smania per l’improvvisazione sul tema.
Il 5 gennaio Zo – Centro Culture Contemporanee ha così ospitato l’anteprima live dell’album dall’uscita prevista per questa primavera. Nove compagni, altre schegge lontane e vicine, otto sul palco, ed Elaine Bonsangue che invisibile dall’alto mandava i suoi segnali. Tra le ritmiche silver di Mauro Felice e i fluttuanti tappeti sonori che si passavano le chitarre di Dario Serra e Lorenzo Urciullo, si stagliavano al centro, simmetriche, le melodie di Barbagallo e i bassi di Giuseppe Sindona. Le sviolinate heavy di Giovanni Fiderio e i fiati di Salvo Barbagallo si lanciavano la palla di un immaginario botta e risposta. Svettava poi suadente e imprevedibile la tastiera di Andrea Romano. Da sinfonismi alla Dave Matthews Band a schitarrate da Portishead, dalle spiazzanti distensioni sulfuree dei Can a vette finali quasi post-punk e industrial tra Einstürzende e Godspeed con l’ultimo brano, quello che ha preceduto For the Turnstyle di Neil Young.
Parlare per paragoni è sempre una corsa alle botte e non mi piace quasi mai farlo, ma qui mi serve per rendere percepibili le basi di alcuni lavori che attingono alla migliore produzione contemporanea e per rendere chiaro il fatto che ci troviamo di fronte a una soluzione matura, salda e percepibile, lontana dal dilettantismo e da quel comune indie-rock italiano riconoscibile dalle prime note. Si sente influente la componente math-rock da Suzanne’Silver, i velluti da Albanopower, sono maturate le distorsioni di Tempestine, La Moncada (assieme alle altre avventure) e le personalità solistiche di clarinetto, sax, violino e chitarre.
Questo lavoro riesce lodevolmente a concepire un’orchestrazione armonica, brillante e allo stesso tempo non scadere in quei compromessi che l’avrebbero banalizzata.
Bravo Carlo, bravi tutti. Non vediamo l’ora di vedere alla luce il frutto di questo parto orgiastico.
Live report: Emanuela Platania
Foto: Martina Platania
Carlo Barbagallo – voce, chitarra
Salvo Barbagallo – sax
Elaine Bonsangue (Ubu Khan Klan / ex Loozoo) – sampler
Mauro Felice (Suzanne’Silver) – batteria
Giovanni Fiderio (Tapso II / MASHROOMS) – violino
Andrea Romano Il Fratello (Albanopower) – tastiere, cori
Dario Serra (Suzanne’Silver) – chitarra, cori
Giuseppe Sindona (Albanopower) – basso, cori
Lorenzo Urciullo (colapesce) – chitarra, cori
Concerto prodotto da Noja Recordings & Zo Centro Culture Contemporanee con il supporto di ARSonica | Studio di registrazione, Sala Prove, Pentagram Arts, NONE COLLECTIVE, Wild Love Records, Stereodischi, Bipede.